La pelliccia di agnello bianco è quella che indossa Marisa Sacco, scesa alla liberazione di Torino con la Terza divisione Giustizia e libertà, precedendo la sua squadra partigiana che avanza nelle vie cittadine, esca per il tiro dei cecchini fascisti appostati sui tetti. “Ero una nuvola, un angelo, io difendevo la vita degli altri, io senza armi, prima in una fila di compagni, con grandi ali bianche di pelle di agnello”. È l’oggetto simbolo di una Resistenza combattuta rifiutando di impugnare un’arma, vissuta come affermazione della vita contro la morte, al fianco degli studenti con i quali fonda il movimento giovanile del Partito d’azione a Torino, con i fratelli partigiani nelle brigate autonome della Val Chisone, e infine con le formazioni Gl delle Langhe. La memoria autobiografica, scritta all’inizio degli anni Settanta per i figli adolescenti, ripercorre quella stagione eccezionale e fondante della vita di un gruppo di giovani, e conferma il senso profondo del “dovere di testimoniare” attraverso la fedeltà al ricordo di amici e compagni scomparsi.
La pelliccia di agnello bianco
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