“Se questo è un uomo” – Primo Levi

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NOTE DI LETTURA

“Se questo è un uomo” è un romanzo di Primo Levi scritto tra il 1945 e il 1947. Una fresca e lucida narrazione degli eventi subito dopo essere accaduti. Primo Levi racconta in tono autobiografico un anno da deportato nel campo di sterminio di Auschwitz nel modo più crudo, terrificante e allucinante che ci sia. Senza abbellimenti, come se fosse stato possibile, e senza romanzare gli eventi. Ma non si raccontano solo le atrocità, quelle si conoscono. Nonostante e malgrado quelle, le persone si scoprono più forti di quello che pensano: c’è ancora spazio per sperare, per credere nel bene al di là dei limiti umani a cui la loro condizione di deportati li mette di fronte. Non è tanto descritto il rapporto che lega il deportato con i carnefici, ma si indagano le relazioni che si vengono a creare tra i deportati stessi con la nascita nelle loro fila di gerarchie che vedono alcuni gruppi prevalere su altri. Nessuno però sfugge allo snaturamento come essere umano. Questo romanzo è una testimonianza diretta di un periodo storico che ha avuto in sé l’orrore di queste persecuzioni ingiuste degli ebrei ma anche di altre persone considerate “sbagliate” e “diverse” dalla razza ariana: persone di colore, omosessuali oltre che oppositori politici. Vanno tutti ricordati perché è giusto farlo. Spesso quando si parla di Olocausto si pensa agli Ebrei, che erano in maggioranza certo, ma ci sono tante altre realtà che sono state perseguitate e condannate da persone che seguivano personali ideali di perfezione.

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